L’elefante del reef

Oltre 1,2 m di lunghezza, 50 kg di peso, sono tra i maggiori predatori del corallo.

Un adulto può consumare oltre 2 tonnellate di corallo vivo all’anno. Il rumore che fanno i loro becchi e le loro mandibole triturando il corallo, fino a ridurlo a sabbia fine, si sente da lontano. Si dice che possano addirittura abbattere delle colonie a testate! Stiamo parlando del Bolbometapon muricatum, in inglese Bumphead parrotfish, in italiano spesso chiamato pesce bisonte. Il più grande dei pesci pappagallo è un vero corallivoro, mangia colonie vive di corallo lasciando tipiche cicatrici segno del suo passaggio.

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Il potente becco

Un recente lavoro pubblicato da Conservation Biology mette in evidenza come il pascolo di questi animali abbia effetti positivi e negativi sul reef.

Da un lato i bumphead riducono l’abbondanza di alghe che potrebbero competere per lo spazio con i coralli, inoltre frammentano le colonie di corallo che mangiano disperdendone piccoli pezzi da cui ricresceranno nuove colonie: in questo modo aiutano i coralli nella dispersione.

Dall’altro lato mangiano corallo, quindi indubbiamente ne riducono la diversità e l’abbondanza, e inducono stress nelle grandi colonie che danneggiano senza consumarle del tutto: le cicatrici sono un punto dove le difese del corallo sono indebolite, ed è possibile l’attacco di malattie o parassiti.

 

Un’interessante considerazione: Bolbometapon muricatum è una specie protetta. Spesso ci si aspetta che le specie protette siano quelle che portano solo vantaggi al loro ambiente. In realtà in tutte le specie esiste un complesso rapporto costi/benefici quando consideriamo il loro rapporto con l’ambiente in cui vivono.

 

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Cicatrici su un Porites

Una grossa specie ha un grande impatto con effetti positivi e negativi, è capace di modificare il suo ambiente. In questo il bumphead mostra grandi analogie con l’elefante africano, altra specie minacciata che modifica in continuazione il paesaggio della savana attraverso il suo pascolo. L’elefante, capace di sradicare alberi e di abbatterli, è un caso limite, ma dobbiamo considerare che l’uomo ha ridotto molto l’ambiente naturale a sua disposizione, costringendolo a esercitare un grande impatto su aree piccole.

La scienza della conservazione ha necessità di una conoscenza approfondita dell’impatto di ogni animale sul suo ecosistema.

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