Shaker e autostima

Strumento per segnalare emergenze o mezzo per realizzarsi?

Ricordo che una volta, era la fine di giugno 1997, a Manado, al termine di una immersione che avevo guidato, convocai tutti a prua per il debriefing e chiesi che fosse rispettato un minuto di silenzio in memoria di Jaques Cousteau (era mancato proprio  qualche giorno prima) e del suo famoso film “Il mondo del silenzio”. Quel silenzio subacqueo, fatto di suoni ovattati e caldi, un’illusione: i nostri shaker lo avevano profanato in lungo e in largo per tutta la durata dell’immersione. Dal minuto 1 (Platax in banco lungo la cima di ormeggio) fino al termine dell’immersione (Platax in banco lungo la cima di ormeggio, sempre loro, casomai qualcuno non li avesse notati all’andata). Ogni sub nel gruppo aveva un segnalatore acustico, e lo usava a raffica ogni volta che vedeva un nudibranco, un gamberetto, un granchietto… insomma, quasi un’ora di continuo tictactictac… bang bang… tic tic tic! E chi era chiamato a volte rispondeva azionando a sua volta il segnalatore!

shaker

Sott’acqua, a meno di avere dei comunicatori vocali, non molto diffusi,  tutti usano i silenziosi segnali manuali. Ma può capitare di aver necessità di richiamare l’attenzione di un compagno non proprio vicinissimo, o distratto, e allora esiste tutta una gamma di utensili che consentono di produrre un suono sott’acqua.

Si va dall’astina di metallo o dal coltello percossi contro la bombola, ai più scientifici banger (una palla di plastica piena tenuta attorno alla base della bombola da un grosso  elastico, che può essere sollevata e ricadendo percuote il metallo con un tipico bang. Molti usano lo shaker, un tubetto metallico con dentro due biglie di acciaio, che viene scosso e produce un suono percussivo ripetuto. Per tacere delle terribili “paperelle”, cacofonici fischietti che usano l’aria della bombola.

Perché? Il sub responsabile direbbe: “per richiamare l’attenzione di un compagno disattento in caso di pericolo”. Perfetto! Peccato che quasi tutti pensino che servano per attirare l’attenzione di tutti i compagni su qualcosa di bellissimo. E tutti si sentono bravissimi a adocchiare soggetti bellissimi, unici, imperdibili, che tutti devono vedere.

Il suono viaggia sott’acqua 4.3 volte più veloce che in aria. Quindi tutti i subacquei presenti nel raggio di 500 – 1000 m sentiranno e si gireranno, cercando di capire chi è che “shakera“. Perché sott’acqua è difficile capire da che direzione arriva il suono. Ma si sente da lontano, allo shaker non si sfugge.

L’errore è che molti sub pensano che si debbano chiamare tutti i compagni per mostrare loro qualsiasi cosa si sia trovata. Anche alcune guide peccano di eccessivo uso dello shaker, costringendo il gruppo a continue rincorse e privando i più del gusto di cercare da soli i propri tesori. Ma l’effetto più pericoloso è quello che io definisco l’effetto “al lupo, al lupo”: nei sub esperti la continua ripetizione di titic totoc produce una saturazione; tutti questi suoni inutili diventano un rumore di fondo. Se qualcuno suonasse perché ha bisogno di aiuto, nessuno accorrerebbe. “Un altro che ha visto un nudibranco, un altro che vuole aumentare la propria autostima”… e intanto quello si agita con la faccia blu, senz’aria.

Inoltre c’è un’azione negativa sugli animali. Non segnalate con una scarica di shaker l’aquila di mare che si profila nel blu, col suo nuoto silenzioso. I pesci sentono benissimo i rumori e sono spaventati a morte da una scarica improvvisa di tictactictactictac, li farete scappare. Se volete che qualcuno veda un pesce pelagico, indicatelo in silenzio e senza agitarvi troppo!

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Alcuni consigli di base per limitare l’uso di segnalatori acustici:

  • Usateli solo in caso di necessità o se trovate qualcosa di veramente (veramente) speciale.
  • Ricordate che gli altri subacquei apprezzano la quiete e il silenzio del mare.
  • Gli altri sub sono capaci di trovare cose interessanti esattamente come voi, lasciateli cercare in pace. Vi portate lo shaker quando andate a cercare funghi?
  • Non nuotate con lo shaker in mano, se lo lasciate nella tasca del jacket lo userete di meno.
  • Gli animali del mare si nascondono se sentono dei rumori forti, rischiate di perdervi i più interessanti.

 

E voi siete “shakeratori” compulsivi? Raccontateci i vostri aneddoti usando lo spazio per i commenti, di seguito.

  1. claudio di manao
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    Bellissimo articolo.
    Ci voleva.
    Mi ha fatto venire in mente Anto, istruttrice da prima linea con un gruppo d’indisciplinatoni:
    “Io lo shaker ce l’ho, E LO USO!” urlato sulla piattaforma di poppa era una minaccia. Ho usato, allo stesso scopo disciplinare, palline con l’elastico, shaker, paperelle, praticamente tutti gli articoli da cane pastore. E comunque i sub se ne fregavano: continuavano a smucinare i coralli, a molestare le oloturie, i pesci pietra che non ammazzano mai nessuno, a fiondarsi a sessanta metri con l’aria. C’erano giornate in cui un intero reef vibrava per colpa degli shaker e dei clienti che zappavano sulle acropore.

    Ad un certo punto ho smesso. Sott’acqua puoi parlare nell’erogatore. E se uno sta attento almeno un grido lo percepisce. E se non è scemo capisce che uno non grida a vanvera.
    Se uno non sta attento si perde lo squalo, la manta, i delfini, la snorkelista in string tanga in superficie, il compagno d’immersione. Ma non è più un problema mio. L’importante è farsi pagare in anticipo. E possibilmente mostrare il video di quello che i distratti si sono persi mentre zappavano venti metri più giù.

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