Triton, l’erogatore che crea l’aria?

Triton è un erogatore che estrae ossigeno sott’acqua attraverso un filtro, una tecnologia sviluppata da uno scienziato coreano sulla base di una branchia artificiale.
Lo strumento comprime l’ossigeno attraverso un micro  potente compressore alimentato da una nano batteria di prossima generazione che può durare molto più a lungo delle batterie attualmente disponibili.

Per ora è ancora in studio, solo un interessante concept che potrebbe diventare realtà nei prossimi anni.

triton

triton

triton

Un sogno che diventa realtà?

triton

 

Fonte: Behance

13 Risposte

  1. Al3ssi0
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    Sarebbe interessante capire da dove vogliano fargli estrarre l’ azoto…

  2. Ermes Straforini
    |

    Se lo studio funzionerà, sarà l’invenzione dell’anno, i subacquei non avranno più l’ingombro delle bombole e i tempi d’immersione si allungheranno senza per questo a discapito della sicurezza. I sommozzatori ringraziano fin d’ora.

  3. Paolo
    |

    Ossigeno?

  4. Gianluca
    |

    Il triton sarà evoluzione della bombola di emergenza.
    Pronto a fare da cavia e a comprarlo a qualsiasi prezzo.
    Aspetto con ansia

  5. MaxK61
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    Sono giorni che vedo questo “scoop” giornalistico di Repubblica rilanciato in forma virale su forum, siti, social networks, ecc….
    I complimenti ad Al3ssi0 che ha fatto il giusto commento!! 😉
    Il “progetto” – per quanto molto affascinante – è solo un concept del designer coreano Jeabyun Yeon più adatto a film di fantascienza (i.e. 007 James Bond) che a discussioni serie su nuove tecnologie subacquee.
    Infatti ha grosse lacune sia in termini energetici (vedi analisi qui: http://deepseanews.com/2014/01/triton-not-dive-or-dive-not-there-is-no-triton/) sia riguardo agli aspetti fisiologici (vedi approfondimento qui: http://science.howstuffworks.com/question493.htm) e – mio parere – è concepito solo a scopi pubblicitari da persone che sott’acqua non ci sono mai andate…
    Amo le tecnologie e ancor di più l’ambiente subacqueo; anche se qualcuno rimarrà deluso, spero – nel piccolo – di aver contribuito positivamente ridimensionando una “sirena” apparsa nel nostro fantastico mondo sommerso!

    Buona aria a tutti.

    Max

  6. Mathyus
    |

    Bello caspita ma forse un po’ fantasioso; un po’ meno fantasioso quanto costoso e ingombrante ancora in fase di progettazione questa tecnica per estrarre una miscela respiratoria dall’acqua la potete trovare qui!!! Saluti a tutti gli appassionati SUB o ScubaDiver!
    http://ingegneria.tesionline.it/ingegneria/articolo.jsp?id=924

  7. antonio pisano
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    Ma se dalle bombole si respira aria (azoto, ossigeno ecc.) o altre miscele, e se Triton eroga solo ossigeno, preso dall’acqua, il resto da dove lo prende??? Per me è solo una trovata pubblicitaria. Antonio

  8. MaxK61
    |

    Ho letto con interesse e rinnovata speranza il riferimento inviato da Mathyus: in effetti nell’acqua di mare è presente anche l’azoto ma non in forma gassosa bensì come nitriti, nitrati ed ammoniaca al fine di essere utilizzato da batteri e vegetali per la costituzione di aminoacidi che sono i composti base delle proteine.
    Ora, ammettiamo di essere in grado di “estrarlo efficientemente” anche noi e portarlo alla fase gassosa necessaria per realizzare la miscela respirabile: purtroppo la concentrazione media di questo prezioso elemento è di solo 1μg/kg di acqua marina.
    Approssimando il chilo d’acqua al litro, considerando che circa il 78% dell’aria che respiriamo è azoto e che l’individuo adulto respira da 6 a 9 litri di aria al minuto (a riposo, circa 20 in attività)… purtroppo si torna al punto di partenza! (troppo elevata l’energia necessaria)

    Un saluto a tutti

  9. trimix
    |

    L’idea di estrarre ossigeno dall’acqua per la respirazione è relativamente recente.
    Mi permetto fare un veloce riepilogo degli studi più significativi effettuati perchè forse (anche se non conosco il sistema erogatore Cobra) si potrebbe ipotizzare che l’idea potrebbe non essere del tutto estemporanea.
    Già nel 1962 Kilstra, Tissing e Van Der Maen sperimentarono come i polmoni di un mammifero potessero essere utilizzati come branchie verificando come una gatta adulta rimanesse in vita più di diciotto ore respirando una soluzione di sale bilanciata a 20°c equivalente all’ossigeno ad una concentrazione di 8 ata.
    Ma i tentativi di sfruttare l’ossigeno disciolto in acqua sono stati affrontati anche artificialmente, non solo chirurgicamente.
    Nel 1965 il fisico americano Walter Robb riuscì a separare l’ossigeno contenuto nell’acqua mediante mediante l’impiego di speciali membrane silicone caucciù. Sembra che con queste membrane sia stato anche realizzato un autorespiratore utilizzato effettivamente da un sub per oltre un’ora.
    Nel 1966 il Dr. Ayres realizzò un sistema dotato di membrana per scambi gassosi ed una fonte d’aria per aggiungere all’occorrenza gas al sistema ed evitare l’afflosciamento della branchie artificiali.
    In occasione del VI congresso della Società di Medina Subacquea ed Iperbarica tenutosi a Napoli nel 1984 i ricercatori americani Joseph e Clelia Bonaventura illustrarono un sistema di branchie artificiali ideato a seguito di un lungo studio effettuato sulle branchie dei pesci. I due ricercatori realizzarono un prodotto chiamato emospugna il quale, attraverso reazioni chimiche, “assorbiva” l’ossigeno dal mare e lo cedeva al subacqueo in forma respirabile.
    Più recentemente l’ingegnere israeliano Alon Bodner ha realizzato un apparecchio per la respirazione del subacqueo che, impiegando due pompe, una per la realizzazione di un vortice d’acqua e l’altra per creare una zona di bassa pressione, estrae dall’acqua una miscela di gas respirabili composta al 34% ossigeno; 60% azoto; 6% biossido di carbonio.
    Potrebbe essere che chi ha progettato l’erogatore Cobra sia sia forse in parte ispirato a queste precedenti esperienze.
    Un saluto

  10. trimix
    |

    ….scusate intendevo scrivere erogatore “triton” non già cobra, come ho erroneamente scritto prima
    .

  11. silvio
    |

    mi offro come test!

  12. Guido Marchiani
    |

    … Come funziona un rebreather a circuito chiuso?
    …. gas inerti riciclati continuamente, anidride carbonica che viene filtrata e trattenuta e ossigeno (che si consuma !!!) e che viene sistematicamente reintegrato nella miscela.

    Questo erogatore (se funziona)applicato ad un rebreather a circuito chiuso elimina la necessità dello stoccaggio dell’ossigeno: penso che sia già un vantaggio sufficiente ad implementarlo.

    Fantasticando: il passo successivo?
    invece di un filtro che trattiene l’anidride carbonica ( che si satura) studiamo un sistema che SEPARI l’anidride carbonica dal gas che espiriamo, non per trattenerla ma per espellerla separatamente e cosa avremo?

    Un rebreather a circuito semi aperto (espelle solo CO2)superleggero e sottolineo superleggero, la cui autonomia è legata alla durata delle batterie …

    si tratta solo di crederci ed avere tempo e soldi per dedicarvici

  13. Fortunato Marciano
    |

    Erogatore costa euro suo mi numero

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