Galathea 2018, cronache dalla giuria.

Arrivo a Hyères in auto, col buio. Grazie al navigatore piombo direttamente nel parcheggio dell’hotel assegnatomi, poi dopo una doccia veloce lo lascio subito per andare a fare conoscenza con gli altri membri della giuria.

Sono stato nominato giurato per il concorso fotografico, è un grande onore per me, ho accolto la notizia con una certa emozione: ho già esperienza come giurato in concorsi importanti, anche internazionali, ma è la prima volta che mi trovo unico italiano in una giuria internazionale, e per un concorso che, nato dalle ceneri del vecchio festival di Antibes, si configura un poco come l’oscar dei fotosub.

galathea 2018

Gli altri membri della giuria sono il monegasco Michel Dagnino (presidente), lo spagnolo, anzi catalano Andrés Claros e la bulgara Plamena Mileva. Beh, sono in buona compagnia…

Ed eccoci in riunione in una saletta laterale, uno schermo ad alta definizione ci mostra le immagini, che tutti abbiamo già visto e condiviso. Le immagini scorrono, molte di loro meriterebbero un’alta considerazione, riusciremo nell’arduo compito di isolare i vincitori?

La discussione va avanti, tra arringhe improvvisate e battute brucianti. Abbiamo formazione diverse, io vengo dal settore della biologia, per me la fotosub è per prima cosa fotografia naturalistica, rubata ad animali riluttanti a posare cogliendo l’attimo fuggente. Plamena ad esempio è un’esperta di foto che definirei pubblicitarie, molto costruite, con attori, luci disposte con grande attenzione quasi come in un set cinematografico. Ma al di là delle ovvie differenze scopro presto (e la cosa mi rilassa molto) una grande sintonia nei principi di base su cui giudicheremo le opere: tutti danno grande importanza alla presenza di un ambiente, di dettagli chiarificatori, di una fotografia che non sia solo espressione freddamente estetica di principi compositivi. Intendiamoci, il rispetto dei principi compositivi è importantissimo, spesso fa la differenza tra una grande foto e una foto mediocre, ma tutti concordiamo nel dare importanza a chi riesce nella dura impresa di mostrare l’animale nel suo ambiente, possibilmente mentre fa qualcosa. Altri elementi che godono di forte considerazione in tutti: la difficoltà insita nel riprendere un certo soggetto, la ricerca di qualcosa di nuovo, di sconosciuto, dell’originalità. Tutti concordiamo nel non voler premiare quei piccoli espedienti “di moda”, almeno quando siano fini a se stessi, e non finalizzati a mostrare qualche caratteristica del soggetto.

L’articolo competo con le foto premiate su Scubazone 39

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