Gallinara, l’isola dimenticata dal tempo

Sono nato davanti alla Gallinara; da cinquant’anni ogni mattina apro la finestra e osservo la sua buffa forma di tartaruga poggiata sull’orizzonte.

gallinara

Da sempre rappresenta il mio “porto sicuro” quando rientro da qualche viaggio; per me L’Isola (noi la chiamiamo semplicemente Isola) è casa, lavoro, famiglia e compagna di vita. L’ho studiata tanto, sia sopra che sotto la superficie, ne conosco ogni anfratto, ogni angolo, l’ho fotografata in tutte le sue forme, ma ogni volta sa sorprendermi ed emozionarmi. Non è facile per me descrivervi questo angolo di paradiso che vorrei potreste apprezzare, ma di cui sono geloso come una figlia e nel contempo vorrei non si concedesse mai fino in fondo.

Le vicissitudini dei secoli durante i quali la sua proprietà è sempre stata dei religiosi, l’hanno portata a fine 1800 ad essere venduta a privati tra cui il Commendatore Riccardo Diana che si innamorò letteralmente di questo pezzo di terra in mezzo al Mare e nel dopoguerra ci abitò per molti decenni  edificando l’approdo, una grande villa patronale sulla sommità, e restaurando ciò che restava della torre Genovese del 1500 e della piccola chiesa del 1920. Oggi l’isola appartiene ad una società che ne gestisce il territorio, tuttavia, e consentitemi fortunatamente, sono vincolati dal fatto che dal 1989 l’isola fa parte della riserva Regionale dell’Isola Gallinara e quindi protetta.

Fin dall’Istituzione delle prime Aree Marine si parlò della Gallinara come un sito di prossimo vincolo, ma ad oggi, dopo oltre 30 anni, rimane protetta solamente da alcune ordinanze locali che vietano le immersioni a privati e rendono accessibile alle attività solo la zona compresa tra punta Sciusciaü e Punta Falconara, i due capi più esposti dell’Isola rispettivamente a Nord/Est e Sud/ovest.

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