I subacquei dimenticati

Una delle paure più grandi degli italiani, da quando nelle nostre vite è entrato il Covid-19, è l’incertezza riguardo al lavoro.

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Chi aveva un impiego a tempo indeterminato in settori forzati alla chiusura ha in molti casi beneficiato degli aiuti statali, seppur tra grandi difficoltà e ritardi burocratici.

Altri, invece, come i lavoratori stagionali nel settore del turismo, tra cui numerose guide e istruttori subacquei, hanno dovuto fare i conti con una realtà molto più dura.

Per quanto questa estate abbia ampiamente confermato la preferenza per mete che consentono di praticare attività all’aria aperta, gli esperti del settore concordano sul fatto che sarà l’autunno il vero spartiacque tra la ripartenza e la chiusura definitiva di centinaia di aziende turistiche.

Ad oggi l’incertezza è massima e così le prenotazioni last minute, se non last second, non consentono alcuna attività di previsione strategica e ottimizzazione delle risorse.

I viaggiatori sub sanno bene quanto sia facile incontrare guide italiane in qualsiasi angolo del globo. Da Sharm El Sheikh a Raja Ampat, passando per la Grande Barriera Corallina, la Tailandia e i Caraibi, non è raro imbattersi in connazionali che hanno scelto di dedicare la propria vita alla subacquea.

Con la chiusura immediata di tante mete sub, decine di quegli uomini e donne che ci hanno guidato alla scoperta di fondali più o meno esotici sono rimasti senza un introito e, aspetto ancora più preoccupante, senza un’alternativa concreta di lavoro.

 

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