Immersioni in acque fredde o niente immersioni? Riflettiamoci su.

Molti sorrideranno o si scandalizzeranno al pensiero, ma per migliaia di subacquei, inclusa la sottoscritta, immergersi equivale ad immergersi in acque calde, dai 25° C in su, per intenderci. Per noi sub amanti del caldo le immersioni sono quindi un’attività prevalentemente estiva, o comunque associata al caldo, alle spiagge sabbiose e ai pesci tropicali.

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Tra questi sub, d’inverno, chi può “fugge” verso mete calde o semplicemente appende l’attrezzatura al chiodo e va in letargo, in attesa di tempi -non solo metereologici- migliori.

Le chiacchiere con subacquei di tante nazionalità diverse forniscono una serie di elementi molto interessanti al dibattito infinito su questo aspetto cruciale per chi ama il mondo sommerso: quando si può seriamente parlare di  “acqua fredda”, e -per estensione- come definire l’essere “freddolosi”? Come ripararsi dal freddo?

Per chi pratica immersioni al lago, la questione non si pone proprio: non esiste l’acqua fredda, ma esistono mute stagne più o meno vecchie, più o meno performanti. O al limite condizioni esterne (per la vestizione e svestizione) più o meno affrontabili.

I sub tecnici, anche quelli che si immergono in acque calde, spesso usano comunque la muta stagna per affrontare tempi di fondo prolungati e per mantenere una percezione della temperatura tollerabile.

Similmente, non è raro vedere guide subacquee in destinazioni come il Mar Rosso che da Dicembre a Maggio preferiscono immergersi con la muta stagna per affrontare immersioni ripetitive, anche se le temperature non scendono mai sotto i 22 C. Con buona pace di chi, nello stesso periodo, sceglie quelle stesse mete per le vacanze e appare felice e soddisfatto nella propria 5 mm, 3 mm o addirittura indossando mutini corti.

L’articolo completo è su ScubaZone 59

 

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