Madagascar: rotta a sud-ovest

Antananarivo ci accoglie con i colori della primavera ottobrina: il violetto delle jacarande in fiore, il fucsia delle bouganville, il giallo delle acacie, ma ci avvolge anche con l’odore acre dello smog, l’intenso traffico e le dure immagini della povertà di questo paese.

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La discesa verso la costa sudoccidentale dura 6 giorni per 1000km di mutevoli paesaggi. Si viaggia per un lungo tratto in quota, lungo valli incuneate fra colline o maestosi massicci di granito e pianure a perdita d’occhio. Il clima è più fresco di quanto ci aspettassimo.

Ovunque le terrazze delle risaie variegate in tutte le tonalità del verde, il rosso della terra argillosa, i villaggi ocra di piccole case di mattoni dai tetti di paglia, le mandrie di zebù, la gente che vende frutti, miele, oggetti costruiti con materiali di riciclo e soprattutto nugoli di bambini, stracciati e sorridenti, che spingono carretti, riempiono le buche, spaccano e trasportano pietre e, se ti fermi, ti circondano saltellanti e felici di incontrare i “vasà”, gli stranieri.

Sostiamo per visitare parchi e riserve, in cui vivono specie endemiche di camaleonti e lemuri, come gli Indri di Andasibe, il cui grido inquietante fende la notte, i sifaka di Ranomafana, i deliziosi e socievoli catta di Anja.

Tulear è una vivace cittadina sul canale di Mozambico, porto di imbarco per Anakao, prima meta subacquea. Le maree hanno qui escursioni molto elevate per cui, in assenza di un molo, si raggiunge il motoscafo con carretti trainati dai coraggiosi zebù, che mostrano ottime attitudini per le immersioni, almeno fino alla gola!

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