Massimo Boyer su Scubazone 19

Bali ha un’atmosfera mistica.

A dirlo così suona un po’ di frase fatta da catalogo turistico, eppure vivendoci, vivendola senza limitarsi alle spiagge e ai locali di Kuta, anche il più scettico finisce per convincersene. A Bali la popolazione induista ha dato vita a una religione coloratissima: giornate di festa e cerimonie religiose sono organizzate in onore degli alberi, dei cani, delle scimmie, tutti gli aspetti del mondo vivente hanno una loro sacralità. A orari fissi i tempietti che sorgono ovunque ricevono piccole offerte di cibo contenute in cestini intrecciati in foglie di palma: riso, biscotti, frutti, destinati alle divinità vanno in pasto a cani, topi, tortore, opportunisti stomaci del divino.

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Ma non è questo l’aspetto che colpisce per primo il visitatore. Bali ha due facce ben distinte: da un lato spiagge, surf, locali notturni, musica a palla, traffico caotico di motorini, dall’altro silenzio, concentrazione, meditazione, misticismo. E la caratteristica di avere due facce distinte si vede anche in un altro aspetto: la prima isola che il governo Indonesiano ha destinato allo sviluppo turistico si è rapidamente costruita una reputazione tra i surfisti, restando a lungo meno conosciuta tra i sub, un oggetto misterioso che, a chi sappia andare oltre la superficie (nel nostro caso sotto) svela poco a poco bellezze insospettate.

Dove? Su scubazone n.19

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