Massimo Boyer su Scubazone 21

«Roba mia, vientene con me!».

È la grottesca conclusione della novella “La Roba” di Giovanni Verga, che racconta la storia del contadino Mazzarò, “ricco come un maiale”, ossessionato dall’idea di possedere beni materiali, roba, tanto da ammazzare a bastonate anitre e tacchini in punto di morte piuttosto che cederli in eredità a qualcun altro. Quello di accumulare oggetti e beni, e di eleggerli al rango di status symbol è un vizio molto umano, dal quale di solito consideriamo immuni gli animali. Di solito.

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Dalla Sicilia rurale di Verga ci spostiamo nello stretto di Lembeh. La barca diving riparte con una virata brusca che fa cadere in acqua il boccale di vetro, boccale che in Indonesia si compera al supermercato pieno di detersivo e che gli indonesiani di solito, una volta svuotato, utilizzano per berci il caffè (lunghissimo) o il tè. Il pesante bicchiere, lasciato in precario equilibrio sulla murata da un motorista distratto, colpendo il fondo solleva uno sbuffo di polvere vulcanica, che non sfugge al polpo delle noci di cocco che abita lì accanto. Possiede già un nido lui, fatto con due mezzi gusci di noce di cocco accostati, ma questo nuovo e luccicante oggetto piovuto dall’alto al confronto sembra un castello fatato, una fuoriserie cromata… «Me lo invidierebbero tutti. È profondo, liscio, comodo… Sai che ti dico? Al diavolo le noci di cocco!».

Potete leggere il seguito su Scubazone n. 21.

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