Pesce e antibiotici

Analizzati i livelli in 6 specie che arrivano comunemente sulle nostre tavole.

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La scoperta degli antibiotici rappresenta uno dei grandi successi della medicina moderna. Ma l’abuso degli antibiotici, ahimè molto diffuso, può portare all’evoluzione di ceppi di batteri resistenti, il cui pericolo è spesso sottovalutato. 23.000 persone muoiono ogni anno negli USA per infezioni dovute a batteri resistenti (per inciso, dall’inizio dell’attuale epidemia l’ebola, di cui si parla molto di più, ha ucciso circa 5.000 persone).

Gli antibiotici sono usati pesantemente in acquacoltura, per prevenire infezioni in animali allevati in gabbie, a stretto contatto, nelle condizioni ideali per favorire la diffusione di un’infezione.

Uno studio pubblicato dal Journal of Hazardous Materials ha analizzato 6 tra gli animali acquatici più allevati nel mondo, provenienti da 11 paesi, alla ricerca di tracce di antibiotici.

Gli animali esaminati sono: gamberi, salmone, pesce gatto, trota, tilapia (di solito commercializzata in Italia come persico africano) e pangasio. 5 antibiotici sono stati trovati in quantità sensibile: oxitetraciclina in tilapia, trota e salmone allevati e in gamberi messicani etichettati come selvatici (falsa etichettatura o testimonianza di un inquinamento da antibiotici dell’ambiente naturale?); 4-epiossitetraciclina in salmone; sulfadimetossina in gamberi allevati; ormetoprima e virginiamicina in salmone.

Ad onor del vero, i livelli di antibiotici evidenziati sono tutti entro i limiti ammessi dalla legge statunitense, ma sono comunque livelli che possono promuovere resistenza, secondo dati presenti in letteratura.

Inoltre antibiotici come l’ossitetraciclina sono implicati nello sviluppo di malformazioni nei pesci di allevamento.

Una precisazione: personalmente sono favorevole allo sviluppo dell’acquacoltura, che considero un mezzo importante per produrre proteine nobili per il consumo umano, e per ridurre l’impatto insostenibile della pesca. Ma d’all’altro lato per poter avere uno sviluppo sostenibile, l’acquacoltura deve risolvere alcuni problemi importantissimi, come il danno che gli impianti di acquacoltura infliggono agli ecosistemi naturali, come la nutrizione dei pesci allevati (per produrre 1 kg di un pesce carnivoro come il salmone attualmente si utilizzano decine di kg di pesci prelevati in ambiente), e, non ultimo, l’abuso di antibiotici.

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