Qualche numero su l’AMP di Ustica

Trenta milioni…

In verità non esistono statistiche ufficiali, ma è comunque questo il numero dei subacquei diversamente certificati a livello mondiale.

Un dato inequivocabilmente rappresentativo della dimensione, certamente interessante, di una nicchia di mercato – quello dell’attività subacquea appunto – che si sta affermando, distinguendosi ed integrandosi, all’interno del classico ambito del turismo balneare.

ustica

Attività che, per sua stessa natura, induce al viaggio, allo spostamento verso i siti più idonei alla sua pratica proprio perché il luogo, che sia di interesse naturalistico e/o archeologico, assume un ruolo fondamentale nell’esperienza di immersione.

In Italia, estrapolando dati recenti che, con verosimile certezza, si attestano intorno a 300.000 attivisti, è necessario distinguere, in relazione all’ “anzianità” di pratica ed alla frequenza di immersioni, tra subacquei “light”, “intensivi” e “new entry”.

I primi (40% del totale) sono coloro che praticano la subacquea sporadicamente e non raggiungono la quota di cinque immersioni in un anno; 100.000 sono invece i “new entry” mentre 80.000 sono coloro che “frequentano” il blu con assiduità durante tutte le stagioni.

E se 24 sono le didattiche subacquee ricreative, 481 risultano le strutture operative ufficiali che svolgono servizi di diving centers sull’intera Penisola.

Si tratta di numeri importanti che, da soli, oltre a dare al settore una dimensione significativa e di grande rilievo, determinano, in modo esponenziale, un’economia straordinaria per le località ed i territori nei quali si svolge l’attività.

L’articolo completo è su Scubazone 39

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