Squali e turismo. L’unico squalo buono è quello vivo.

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I proventi da ecoturismo con gli squali sono avviati a superare quelli derivanti dal triste commercio delle pinne.

Squali e mante sono minacciati di estinzione. Proprio di estinzione, non è la solita esagerazione dei biologi conservazionisti: animali che si riproducono partorendo piccoli vivi dopo una lunga gravidanza non possono essere pescati con reti e palamiti, che ne prelevano centinaia di migliaia al giorno! Pensate se lo facessimo con le tigri, o con le balene. Il paragone calza, gli squali si riproducono con un ritmo da mammiferi.

Ma una buona notizia potrebbe arrivare, udite udite, proprio dal turismo subacqueo. Infatti uno studio scientifico, pubblicato da Oryx — The International Journal of Conservation, evidenzia che il turismo legato alla presenza di questi animali genera oltre 314 milioni di dollari US/anno su scala mondiale, e si attende che raddoppi e possa raggiungere i 780 milioni di dollari nei prossimi 20 anni. 600.000 è il numero degli shark-watchers, dei turisti che si spostano in una località o verso un sito specifico di immersione dichiaratamente per vedere squali o mante. 10.000 il numero di posti di lavoro generati in tutto il mondo da questa industria.

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In confronto, il valore generato dalla pesca di questi animali è attualmente di 630 milioni di USD, ma è in declino netto. Si stima che 38 milioni di squali siano stati uccisi nel 2009 solo per il mercato delle pinne. E il loro numero si riduce.

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Meditate gente… sovente si tende a denigrare lo shark feeding, sistema del tutto artificiale per attirare gli animali e facilitare l’incontro ravvicinato con i subacquei. Sono d’accordo con l’affermazione che lo shark feeding sia innaturale, ma d’altra parte dobbiamo cercare di convincere il mondo che uno squalo vivo genera più soldi di uno squalo morto. O rassegnarci a perderli per sempre. Il dibattito pro e contro lo shark feeding è stato oggetto di un documentario a cui ho partecipato alcuni anni fa. Per vederlo cliccate sulla foto della locandina:

Scubazone ultimamente ha dedicato alcuni articoli al tema, vedi per esempio Scubazone n. 10

E, più in generale, se volete lasciare la vostra opinione di seguito, mi piacerebbe aprire in questa sede un piccolo dibattito.

2 Risposte

  1. claudio di manao
    |

    grazie, Massimo, per questi numeri preziosi, sempre così difficili da trovare. Io ero rimasto alle stime dell’ente del turismo egiziano del 2004.
    leggo che gli squali sono sempre un buon investimento
    da vivi
    ma una cosa voglio chiedertela e ne approfitto.

    gli squali rendono
    e non ci piove
    il feeding ha aperto aperta una porta sullo studio di questi animali (ho avuto il privilegio di lavorare con un paio di guru dell’UNEXSO) e sulla familiarità tra umano e squalo
    ed il risultato è sotto i nostri occhi.

    ma…
    a parte il rischi per gli umani (gli attacchi si sono verificati spesso dove era stato praticato del feeding, magari episodico o maldestro, ma c’era)
    cosa ne pensi riguardo al togliere dei predatori, o meglio: dei selezionatori di altre specie ittiche dalla ‘piazza’ foraggiandoli?
    a parte abitudini etc… quanto questo modo di fare può aiutare la specie a sopravvivere e quanto può invece ‘escluderla’ dal suo compito naturale,
    cioè dal motivo stesso per cui la proteggiamo?
    c’è un equilibrio?
    c’è una sottile linea rossa anche qui?

    ciao

    claudio

  2. Massimo Boyer
    |

    C’è una sottile linea rossa, di sicuro. Io faccio due considerazioni:

    1- In un mondo perfetto, in cui uomini e squali vivessero in armonia dividendosi gli oceani e le loro prede, lo shark feeding sarebbe da condannare proprio perché altera il comportamento di specie al vertice delle reti alimentari. L’unica utilità che può avere è quella di attribuire allo squalo un valore economico. Discorso eticamente sbagliatissimo, ma mi dicono che sia il solo argomento che i grandi della terra recepiscono: insomma, il mondo non è perfetto!

    2- Come prova della nostra imperfezione, dobbiamo anche imparare a dar da mangiare agli squali. Si e’ iniziato dando grandi quantità di pesce per stimolare frenesie e comportamenti anche pericolosi, per arrivare gradualmente a capire che possiamo attirare gli squali solo facendo sentire l’odore dei pesci, e magari allungando qualche bocconcino ogni tanto per non deluderli. Caramelle, insomma, che non sono un pasto completo e non annullano il ruolo dei predatori. Non li saziano, continueranno a cacciare. Come dici tu, lo shark feeding si può e si deve migliorare.

    Io credo che ci siano margini di miglioramento, e nel frattempo mi auguro che in futuro gli squali non siano più pescati e lo shark feeding poco a poco diventi una pratica inutile. Questa sarebbe la mia linea a scacchi, il traguardo, ma sinceramente dubito che vivrò abbastanza per vederla…

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