Test sul campo: maschera D-Mask

Premessa: io sulle maschere sono molto pignolo. So che è una parte dell’attrezzatura poco tecnica, ma per me, fotografo e biologo, fanatico dell’osservazione dell’ambiente, una maschera è comunque la parte della mia attrezzatura che mi permette di vedere sott’acqua, la mia finestra su un altro mondo, che mi permette di stimare misure e distanze. Non amo fare graduatorie, ma se le facessi la scelta di una buona maschera sarebbe tra le prime cose da fare, per godersi l’immersione.

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La prima impressione stringendo la D-mask in mano è quella di una maschera a volume ridotto, comoda e buona per l’apnea oltre che per la subacquea, ma con lenti che si aprono lateralmente garantendo un ottimo campo visivo. Mi accorgo del filtro UV sulle lenti e sulle prime devo ammettere che storco un poco il naso: da fotografo il colore per me è tutto, non amo filtri colorati, che cambiano i colori dell’ambiente subacqueo. Ma indosso la maschera e devo subito ricredermi: questa maschera presenta lenti protettive UV a “colori reali” che offrono il miglior equilibrio tra protezione in superficie e nitidezza sott’acqua. Da fuori le lenti appaiono colorate, da dietro non alterano minimamente la percezione dei colori.

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