That’s amore: la sala macchine della “Viminale”

Era il mese di giugno, l’Ambasciata americana in Italia mi scrisse una lunga lettera dicendomi che il permesso di espatrio verso New York non mi sarebbe stato concesso. Le motivazioni sono le arcinote questioni sanitarie relative al Covid19.

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Il lavoro di oltre un anno per andare negli USA si è cosi bruscamente interrotto, in un frammento lungo una mail. Il sogno americano è tornato a riposare, momentaneamente, in un cassetto della memoria. L’Andrea Doria arriverà, dopotutto sono i relitti come le donne, che decidono il momento in cui l’attrazione si trasforma in realtà di un incontro.

Lo scorso giugno mi sentivo fuori forma per andare a Nantucket, dopotutto ero stato lontano dal Mare e dal Lago Maggiore per lunghi mesi a causa del lockdown. Il destino impose di fare nuove scelte. Partii per quel viaggio solitario verso grotte slovene e laghi dolomitici. Freddo e pioggia mi hanno accompagnato per oltre venti giorni. Non c’era molto calore attorno a me, eccetto l’unica telefonata che ho fatto da oltre confine la prima sera dopo l’espatrio, dal cuore della Slovenia.

 

Le attrazioni spesso sono magnetiche e ti portano a fare delicate follie.

Due anni fa, a giugno, insieme a un paio di compagni d’immersione siamo entrati in sala macchine della Motonave Viminale. È stata la nostra prima volta. L’obiettivo ci era sfuggito, per così dire, qualche mese prima, a inizio primavera. Ricordo che in quell’occasione i nostri sguardi erano avidi di conoscenza, gli atteggiamenti erano frenetici come quelli degli squali di fronte alla preda. L’ambita sala macchine era finalmente lì a portata di occhi.

L’anno scorso, durante l’ultima lunga spedizione che ho organizzato sul relitto della Viminale, insieme al fraterno e inseparabile amico Marco Mori sono tornato in quel luogo che tanto mi aveva dato quindici mesi prima. Durante questa nostra ultima immersione abbiamo pianificato due scenari: 25 minuti di fondo se le condizioni di visibilità e corrente dovessero essere “impegnative” e 35 minuti qualora tutto dovesse andare per il meglio.

L’articolo completo è su ScubaZone 54

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