Un mare di fuochi d’artificio

L’alto Adriatico è caratterizzato da fondali sabbiosi dai quali, al largo dalla costa, emergono piccoli agglomerati di massi e, molto spesso, anche scogli solitari. In queste oasi si concentra gran parte della vita bentonica e anche la fauna alieutica trova riparo, in particolare quella stanziale: astici e gronghi; ma nelle tane abbiamo avuto modo di osservare corvine, orate e dentici; oltre a tutta la fauna minore, tipica di questi luoghi.

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Erano gli anni nei quali fotografavamo con la Nikonos, non erano in uso GPS né Ecoscandagli, ma solo bussole da rilevamento, carte nautiche e contamiglia e così si faceva l’ala subacquea scorrazzando nelle acque delle “Tignue”: in buona sostanza ci facevamo trainare aggrappati ad una sorta di ala in legno, collegata all’imbarcazione con le cime da sci nautico; inclinando l’ala si cambiava quota. Dietro alla cintura dei piombi era fissata una cima che in superficie era collegata ad un parabordo e così, quando si trovava qualcosa si lasciava andare l’ala e dall’imbarcazione vedendo il parabordo fermarsi, recuperavano le cime e tornavano sul punto che il sub in immersione aveva individuato.

In questo modo mi è capitato di vedere di tutto, ma lo scopo era di trovare una roccia e di scendere a fare fotografie.

Molti anni dopo il mio Amico e primo maestro di fotosub Gigi Paderni mi ha chiamato al telefono per comunicarmi che nelle acque antistanti Lignano aveva individuato un aereo.

Dalle ricerche che Gigi aveva fatto nel tempo era emerso che si trattava di un Bombardiere Americano B-24 Liberator quadrimotore, un velivolo della seconda guerra mondiale, caduto in acqua nel 1944, appoggiandosi su un fondale di circa 15 metri.

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