Massimo Boyer su Scubazone 22

Abbiamo voluto provare la custodia Leo 3 di Easy Dive, mettendola a confronto con le custodie fotografiche che definiamo tradizionali,

cercando di capire come funzioni una custodia basata su un’idea innovativa e se effettivamente possa portare dei benefici al fotografo. Cerco di essere obiettivo al massimo, e lascio… ai lettori l’ardua sentenza.

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Prima impressione: Mi sono trovato tra le mani questo nuovo oggetto (bellissimo, ma non voglio parlare di estetica, solo di funzionalità), e ammetto che mi ci è voluta qualche immersione per capire a fondo come utilizzarlo al meglio. Ho perso tempo schiacciando fino a metà il pulsante di scatto e guardando con delusione l’immagine sfocata nel mirino, prima di abituarmi al concetto che con i comandi elettronici non si lavora in questo modo. Sono pulsanti ON/OFF, interruttori acceso o spento, non hanno gradazioni intermedie. La Leo 3 (unica sul mercato) ha una trasmissione elettronica dei comandi. I pulsanti sul corpo esterno della custodia, attraverso un collegamento con le porte USB della macchina fotografica, trasmettono il comando in forma di impulso elettromagnetico. Ecco cosa intendo quando parlo di fare l’abitudine a un nuovo modo di fotografare.

Dopo qualche immersione e tanti scatti, sono pronto per mettere a confronto le caratteristiche operative che un fotografo richiede alla sua custodia, sul campo. Leo 3 contro la custodia tradizionale con comandi trasmessi in forma di pulsanti o leveraggi che perforano lo strato di alluminio e vanno ad agire meccanicamente sulla fotocamera.

Ma bando alle ciance, cominciamo il nostro confronto. Voi cosa chiedete alla vostra custodia ideale?

Su Scubazone n. 22, da scaricare o leggere on line qui.

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