Murene mediterranee

Chi non ha mai assistito alla violenta scena di una murena intenta ad attaccare un polpo, al fine di staccargli almeno un braccio, con un bel morso, per il suo ghiotto spuntino, non può comprendere pienamente tutto il fascino di un forzuto anguilliforme in azione, così insolitamente possente e timido nello stesso tempo, un pesce che sfrutta il suo corpo serpentiforme per agire con decisione quando preda.

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Ho studiato a lungo la murena in Mediterraneo. L’ho osservata centinaia di volte, negli atteggiamenti più disparati. Ho cercato di comprendere le sue abitudini, qualche suo atteggiamento tipico, e sempre ne sono rimasto letteralmente incuriosito e ammaliato. Anticamente erano i Romani ad essere appassionati alle murene, tanto da allevarle in grandi vasche non solo per mangiarle: le adoravano, alla stregua di animali domestici. Murena divenne per i romani persino un cognome. Ma per chi si immerge la murena rappresenta quel singolare pesce amante di nascondigli spesso angusti dai quali sporge col suo temibile capo, le cui peculiarità generano un aspetto serioso, con sguardo bruto; se ci concentriamo sulla sua grande e strana bocca, spesso spalancata per un suo modo insolito di respirare, siamo portati a pensare a un personaggio feroce, quasi pericoloso. Ma se da un lato è pur vero che il suo morso è potente, cosa sperimentata dai pescatori che le issano in barca attaccate all’amo, va anche detto che in natura, ai danni del subacqueo, il morso è davvero molto raro e mai usato per una precisa volontà del pesce.

Per esperienza diretta, posso dire che tra l’attacco e la fuga, la murena sceglie senza alcun dubbio la fuga, anche particolarmente repentina. Mi piace osservare questi pesci sui fondali di sabbia e detrito, dove spesso riesco a trovarle in nascondigli di fortuna o addirittura in acqua libera, senza protezione alcuna. Avvicinarsi è ogni volta istruttivo: l’approccio è molto graduale, passo dopo passo, senza movimenti bruschi che possano innervosirla. Lei non si muove e, quando lo fa, compie piccoli movimenti a “marcia indietro”, per non perdere il controllo della situazione e di quanto accade al suo cospetto, istante dopo istante. Due cose possono generalmente capitare: o scatta la fuga violenta, dopo i primi due movimenti all’indietro, o persiste la posa, nel caso di esemplari più coraggiosi. La fuga è stupenda: un guizzo fulmineo, veloce, con un serpeggiare unico del corpo serpentiforme a sezione ovale, dotato di muscolatura notevole ed efficace bella spinta propulsiva.

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