Rebreathers e fotosub

I rebreathers a circuito chiuso sono diventati popolari anche al di fuori dell’immersione commerciale o militare. Per il fotografo in particolare il circuito chiuso offre molti vantaggi ma… non è tutto oro quel che luccica. Cerchiamo di esporre vantaggi e svantaggi in modo oggettivo.

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La prima regola della fotografia subacquea è di avvicinarsi il più possibile a soggetti che spesso non vogliono collaborare. Molti di loro sono spaventati da questo grosso rumoroso animale che emette bolle. Il reb elimina il rumore delle bolle, con la conseguenza che molti animali timidi quasi non notano la presenza del sub, e si lasciano avvicinare.

Questo è il vantaggio più ovvio, ma l’assenza di bolle può essere uno svantaggio in certe zone. Ad esempio nelle isole Revillagigedo (Messico, versante Pacifico) le mante giganti non solo permettono ai sub in circuito aperto di avvicinarsi, ma sembrano gradire l’idromassaggio delle bolle e cercare attivamente i sub a circuito aperto!

Ai tempi della pellicola il fotografo di solito era limitato dai 36 scatti permessi da un rullino. Ora che tutti possono salvare sulle moderne memory card centinaia di foto, i tempi di immersione si sono allungati.

Ecco un secondo vantaggio: una riserva di gas quasi illimitata, tempi di deco più corti: tempo di fondo più lungo e deco più corta significa più tempo per scattare. E in pieno comfort, perché la miscela respirata è calda e umida, il che in acqua fredda permette di sperimentare e di concentrarsi solo sull’immagine.

Ci sono poi considerazioni sulla sicurezza. Col Reb non dobbiamo preoccuparci molto della quantità di gas, ma dobbiamo preoccuparci della sua qualità. Un reb è una macchina che mescola gas. Tipicamente usa due bombole, una con ossigeno e una con un diluente, azoto o elio, secondo quanto vogliamo andare profondi.

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